La prima cosa che appare quando si intervista un pilota di 85 anni è la discrepanza inconciliabile tra l’anagrafe e la forza vitale che sprigiona, il sorriso e la calma serafica sono il suo biglietto da visita, mentre tutto intorno i meccanici corrono per tirar dentro i Prototipi che hanno appena gareggiato, e si preparano per mettere in pista la categoria successiva in programma durante questo bellissimo week end ACI al Mugello. Joe sembra un ragazzino, agile e veloce nei movimenti, sta in piedi durante tutta l’intervista nonostante i 30 minuti di gara appena trascorsi tutti a 200 km/h, e sembra non sentire fatica. 

Joe, qual è il tuo segreto? Come si fa ad invecchiare così bene?

A parte la buona alimentazione e lo stare alla larga dai vizi, il vero segreto sta nel non arrabbiarsi, non rispondere mai male alle persone, e non offendersi mai. D’altronde come ci si può offendere quando ci si accetta totalmente? Se tu sei sicuro della tua vita, e sai accettare quello che non puoi cambiare hai già fatto un passo importante verso la calma e la pace. Altro elemento fondamentale è la voglia di mettersi sempre alla prova, non rinunciare mai ad una nuova sfida ed approcciarcisi sempre con la consapevolezza di potercela fare, io posso. Che poi il mestiere di Pilota alla fine non è altro che la parte più spettacolare ed intrattenente di quello che facciamo un po’ tutti, cercare di non aver paura, resistere ed affrontare tutte le curve e le difficoltà che la vita ci pone davanti. Quando arrivi alle arrabbiate cosa fai? Stringi i denti e le prendi in pieno, se non le prendi a massima potenza non arrivi in tempo al traguardo.

Raccontaci un po’ la tua storia di pilota, da quanti anni sei in pista ormai?

Beh, cominciai che avevo diciott’anni, nel 1956, da quel giorno sono passati sessantasei anni e a me sembrano la metà. Dovrei provare a presentarmi al guinness world record, perché che io sappia c’è un solo altro pilota in età “da nonno” come me, è un inglese che però se non sbaglio ha 76/77 anni; quindi gli sto davanti di un bel po’. É probabile che io sia il pilota in attività più anziano. 

Quando ho cominciato fu in Eritrea, perché io sono nato li, a pochi km da Asmara, ed il mio primo approdo alle corse furono le gare in salita, correvamo con le fiat 1100. Dopo un po’ di esperienza si intravedeva il talento, ed andai in circuito ad Asmara, ma stava cominciando per me l’università, e riuscire a conciliare lo studio con le gare fu molto difficile. Ho studiato ad Oxford biologia ed a Bologna medicina, ma appena concluso il percorso formativo sono andato negli Stati Uniti a vivere, e li sono riuscito nuovamente a dedicarmi alla mia più grande passione. Mi diedero un’Alfa Romeo 1.6 turbo benzina, ed in confronto alle mie altre esperienze di gioventù non c’era paragone, le Alfa volavano. Da quel momento in poi, siamo sul finire degli anni sessanta, non ho mai più smesso di correre: ho corso in Italia, in America, ho corso sul Nürburgring, in Africa. Ho fatto la 24 ore di Daytona e nell’82 eravamo in prima fila, io ed il mio collega abbiamo mantenuto la testa della gara per oltre tre ore, poi si è rotto un turbo e dovemmo ritirarci. In quel periodo guidavo la porsche turbo 935 da gara, erano macchine da 370 km/h. Ho vinto a Lemans con la Lancia Delta; altra macchina che andava da Dio, un motore due litri che sviluppava delle velocità impressionanti aggirandosi sui 360 km/h. Ho vinto parecchi campionati statunitensi e poi sono passato alle formula uno, nel campionato interno della Gran Bretagna dove si usavano le macchine dell’anno precedente che avevano corso il mondiale F1.