Gara 5 del Trofeo Italiano Amatori 2020 nel magnifico scenario del Mugello, fresco dello spettacolo della Formula 1. Il pomeriggio di competizioni è accompagnato da un sole estivo, solo a tratti leggermente velato, mentre a mitigare la temperatura provvede una leggera ventilazione che scende dalle vicine colline. Condizioni ideali dunque per il penultimo confronto di questa particolarissima stagione 2020, come sempre inserita nella Coppa Italia Federmoto. E infatti le gare-sprint su sette giri filano tutte lisce, senza interruzioni né incidenti, e non fanno sentire la mancanza della classica distanza su dieci tornate.
I vincitori di giornata sono il fiorentino Alessandro D’Antonio (Yamaha) nella 600 Base, il romano Gabriele Fusco (Yamaha) nella 600 Pro, il piemontese di Domodossola (dunque, domese) Emanuele Lovato (BMW) nella 1000 Base, il campano di Ischia (dunque, ischitano) Leonard Solmonese (Yamaha) nella 1000 Avanzata, il comasco Andrea Gilardoni (Yamaha) nella Superior Cup 1000 e l’altro capitolino Michele Scuderi (BMW) nel Rookie Challenge.
Questi risultati laureano matematicamente, con un gara d’anticipo, due campioni, Tommaso Cherici (BMW) nella 1000 Base e lo stesso Scuderi nel Rookie Challenge.
E’ ad un passo dal titolo anche Fusco che potrebbe essere insidiato in vetta alla 600 Pro dal solo Vincenzo Ostuni (Yamaha) che è però caduto nella seconda qualifica ed ha riportato una serie di contusioni che dovrebbero impedirgli di prendere il via nella gara della domenica.
Restano dunque apertissime le classi 600 Base, che vede in lotta il nuovo capoclassifica Gili con Fantucci e D’Antonio, la 1000 Avanzata, contesa da Donesana, Solmonese e Rossignoli, e la Superior Cup, in cui si fronteggiano Rossi e Dovesi.
Tommaso Cherici, neo-campione della 1000 Base, è di Sansepolcro (AR), ha 34 anni e lavora nell’azienda metalmeccanica di famiglia. Ha iniziato a correre nel 2019, proprio nel Trofeo Amatori, facendo alcune apparizioni come wild card, e quest’anno ha trovato la formula ideale per il successo con il Team Extreme di Bergamo.
Anche Michele Scuderi, il neo-campione della formula Rookie Challenge, è al secondo anno di gare dopo aver esordito, nel 2019, nella 1000 B del Trofeo Amatori. Ventisei anni, imprenditore, Scuderi viene dalle prove libere ed è stato convinto a passare alle competizioni da Gianluca Galesi, patron del Team Pistard. “Siamo cresciuti insieme, velocemente – dice Michele – e non è tanto il passaggio da Ducati a BMW ad essersi rivelato decisivo quanto proprio il lavoro del team. Ho compiuto dei miglioramenti imprevisti, non mi aspettavo affatto di poter vincere il campionato”.
In attesa delle gare della domenica (su 10 giri, a partire dalla 600 Pro, ore 10:30, ultimo start ore 15:15 con il Rookie Challenge), la giornata ha incoronato anche un suo ideale “eroe”.
Parliamo di Enrico Mariani, 61 anni, odontoiatra di Cattolica, che ha concluso al sesto posto nel Rookie Challenge, occupa un’ottima posizione nella classifica assoluta della formula ed è salito anche sul gradino più alto del podio nella speciale graduatoria degli Over 50. Già, salire sul gradino più alto del podio, un’operazione semplice, che al massimo può essere resa più scomoda da tuta di pelle e stivali ma che per Enrico, il “dottore volante”, è già di per sé una piccola impresa. Perchè Mariani, che è partito con il sesto tempo e che per l’intero week end ha girato in 2’04”, risultando più veloce anche di piloti che lo hanno sopravanzato all’arrivo, gareggia con una protesi che sostituisce la gamba destra dal ginocchio in giù. Accompagnato dalla moglie Federica, che era in moto con lui quando, nel 2003, furono travolti da un auto nell’incidente che ha avuto come conseguenza 15 giorni in rianimazione e l’amputazione dell’arto, sostenuto dalla famiglia (le date di nascita delle figlie Simona e Sofia formano il 229, suo numero di gara) e da uno stuolo di amici e sostenitori, Enrico è la passione fatta in carne, ossa (e snodi), sorrisi e lacrime.
Nel 2014 è tornato in pista grazie al progetto Diversamente Disabili, è stato convinto da Demetrio  Fortugno, dello staff del Motolampeggio, a schierarsi negli Amatori, e ora gareggia al di sopra dell’età – portata magnificamente –, del dolore (“la protesi vuol dire carne viva che fa le piaghe” dice) e dell’handicap. Ha parole di riconoscenza e affetto per Aldo Drudi, “persona umanamente splendida”, che cura la sua grafica personalizzata; per il Team Arsenico di Monghidoro (FE), che lo supporta e mette in pista la sua R1, nelle persone di Omar Scalambra e Alessio Toffanin; e per i due artefici della sua protesi, concepita appositamente per le competizioni in moto dall’ l’imprenditore Marco Ferretti, di Cattolica come lui, con interessi nella moda ma animato dalla sua stessa indomabile passione, e realizzata dal Centro Ortopedico Umbro.
Enrico è un uomo di grande sensibilità e intelligenza, sembra un fiume di parole ma ogni sua frase ha un preciso significato; quindi quando, asciugandosi qualche lacrima di emozione che non riesce a frenare e che alterna con espressioni divertenti e auto-ironiche, dice “qui si vive, scendere in pista ogni volta è come rinascere, per reagire bisogna porsi degli obiettivi” non è possibile non pensare e non ascoltarlo con ammirazione.